Un cantante italiano si è espresso sulla pandemia sottolineando come di fatto il mestiere sia stato stravolto in maniera incredibile.
Si tratta di una situazione molto complicata legata al mondo della musica, un artista ha deciso di parlare e di confessare le grandi difficoltà vissute.
Sicuramente tutti lo conoscete per il suo essere istrionico, sempre al passo coi tempi e in grado di stravolgere il modo di concepire il mondo della musica. Ha cambiato molte cose e ora sta provando una nuova idea per uscire da una situazione veramente molto complicata che però non riguarda solo lui ma anche tanti altri artisti.
Questo perché l’uomo si è messo sempre in evidenza di fronte a un pubblico che lo ha apprezzato con un modo di fare diverso dagli altri e in grado di stravolgere tutti grazie alla potenza delle parole. Le sue note hanno scatenato il pubblico arrivando direttamente al cuore di questo. Ma di chi stiamo parlando?
Le difficoltà di Brunori Sas e…
Stiamo parlando di Brunori Sas che è dovuto ricorrere a tutto il suo ingegno per superare un momento non proprio semplicissimo. Parliamo però prima dell’artista e poi andiamo a raccontare questo momento complicato. Nato a Cosenza il 28 settembre del 1977 il polistrumentista è anche famoso produttore discografico. Insomma è uno che la musica la conosce alla perfezione.
Inizialmente aveva esordito nel 2003 con il collettivo virtuale italo/svizzero Minuta. Con questo ha firmato tre brani per delle compilation tematiche. Successivamente nel 2005 ha firmato la dream pop band Blume insieme a Matteo Zanobini e Francesca Storai. Dal 2009 Dario Brunori ha deciso di togliere il suo nome di battesimo per aggiungere quel SAS che l’ha fatto conoscere a livello internazionale come cantante solista.
L’artista parla di quanto accaduto
A Fanpage Brunori Sas ha dovuto specificato: “Cheap! La mia risposta alla pandemia che ha stravolto il nostro mestiere”. L’artista ha specificato: “Da quando è uscito Cip! è stato tutto così strano. Penso che tra le varie cose che la pandemia ha stravolto c’è sicuramente il modo in cui avevamo pensato il nostro mestiere. Eravamo tutti pronti a fare un tour, a pensare alle dinamiche discografiche classiche e invece anche quello alla fine è diventata variabile aleatoria”.
La sua riflessione è decisamente interessante, specifica infatti: “Erano passati due anni e mi dispiaceva che quell’album fosse rimasto un po’ lì e mi dispiaceva pensarlo come un disco finito. Questo pettirosso che aveva spiccato solo mezzo volo e non un volo totale. Così ci siamo chiesti come avremmo fatto a farlo vivere stando nei tempi“.