Claudia Santamaria ci ha raccontato Trent’anni di Oltre, pubblicato per Santelli Editore, in esclusiva ai nostri microfoni.
Ecco le sue parole:
Nella discografia di Claudio Baglioni che importanza ha Oltre?
Nella discografia del cantante romano Oltre rappresenta il punto di rottura fra il passato e il futuro, rappresenta una pietra miliare nella sua produzione musicale cinquantennale, come affermato nella prefazione “è l’album che rappresenta la vetta più alta di un climax artistico che ogni artista ha”. È punto di arrivo e punto di partenza. Punto di arrivo e ripartenza per la storia personale di Baglioni e per per la canzone post moderna che, dopo decenni di sperimentazioni, trova in quest album la sua sintesi, dopo nulla sarà più come prima, nemmeno la canzone d’autore italiana.
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Nel libro siete riusciti a far emergere qualcosa che fino a questo momento non era noto di Baglioni?
Nel libro emergono molti aspetti dei testi di Baglioni per lungo tempo sottovalutati. Nelle esegesi delle canzoni viene eviscerata la struttura allegorico dantesca del concept album, viene mostrato il netto taglio con il passato dell’autore. Nel saggio sulla musica viene considerato l’approccio melodico-armonico dell’album come una complessa sperimentazione e una continua ricerca di elementi innovativi (nel posizionamento dei ritornelli, nella sovversione dei canonici momenti della scrittura musicale). Nel saggio linguistico viene analizzato l’uso magistrale della lingua italiana operato dal cantautore, come gli accostamenti arditi e inediti fra aggettivi e sostantivi, l’utilizzo dei sintagmi impressionistici, la propensione per gli astratti lirici non concettuali.
A chi consiglia la lettura del libro?
La consiglio sia a chi già ascolta Baglioni e vuole approfondire la conoscenza dei suoi testi, della sua musica e del suo modus operandi, sia a chi non lo ha mai seguito, a chi lo ha snobbato, perché il volume si presenta anche come breviario per un primo approccio con il cantante.
I giovani sono lontani dalla musica italiana, c’è una soluzione?
Siamo già da decenni nell’era della globalizzazione, ora la musica è liquida. Molti giovani sono particolarmente attratti dalla musica anglofona perché i social media la propongono ovunque, la pubblicizzano e loro si sentono parte di un tutto. Ma non tutto ciò che viene mostrato dai social corrisponde alla vita che scorre dietro gli schermi. Per quanto mi riguarda, insegnando ora a scuola e per anni all’Università, conosco molti adolescenti fra i miei alunni che ascoltano anche jazz, musica classica e musica italiana, sono spesso quelli che fanno meno rumore, che si espongono meno, ma ci sono, e continueranno ad esserci.
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