Si è concluso ieri, intorno all’una di notte, il Concertone del Primo Maggio a Roma. Migliaia di persone hanno invaso Piazza San Giovanni nella capitale per cantare, ballare, divertirsi e riflettere con la musica e gli artisti che sono saliti sul palco del Concertone. Tanti artisti si sono susseguiti: da Francesco Gabbani, Editors, Teresa De Sio (che ha omaggiato Pino Daniele), Edorado Bennato, Fabrizio Moro, Brunori SAS, Ermal Meta, Motta, Vasco Brondi…
I temi del concerto del Primo Maggio
Condotto da Camilla Raznovich e la bomba di energia Clementino che ha omaggiato Fabrizio De Andrè, questo Concertone del Primo Maggio ha affrontato, ovviamente, temi legati al mondo del lavoro parlando di chi ce l’ha fatta e chi sta lottando, chi è andato all’estero, chi dall’estero è tornato per credere ancora nell’Italia. Si è parlato di emigrati, di Amatrice, di donne che aiutano altre donne… La politica, un po’ come i Sindacati, sono stati un po’ più defilati, ma a sprazzi qualche frecciata alla classe dirigente è arrivata. Tra tutti, quelli che ci sono andati più “pesante” sono stati i ragazzi de “Lo Stato Sociale“.
L’attacco de Lo Stato Sociale alla politica
Il gruppo indie ha infatti attaccato il Ministro Poletti che, qualche tempo fa, aveva invitato i ragazzi a cercare lavoro giocando a calcetto. Ma i ragazzi di Bologna non si sono fermati e hanno preso di mira anche il leader della Lega Nord, Matteo Salvini che ha fatto diverse affermazioni omofobe contro le unioni civili. Lodo Guenzi e company si sono presentati sul palco vestiti con degli abiti da lavoro stracciati: “Svestiti al 40%, come la percentuale di under 35 senza lavoro e come la mancanza di tutele” hanno dichiarato dal palco del Primo Maggio.
Lo Stato Sociale poi ha ripreso il tema del “non dimenticare” che ha fatto da fil rouge a tutte le esibizioni e le dichiarazioni di coloro che sono saliti sul palco a parlare delle loro esperienze: “Non dimentichiamo Potella della Ginestra dove sono state uccise svariate persone perchè manifestavano per i loro diritti. Ma non vogliamo dimenticare nemmeno le mondine che hanno lottato per i loro diritti e per ottenere le 40 ore lavorative e il sabato di riposo. Non dimentichiamo i giovani che lottano per i precariato affinchè non sia una condizione immutabile; non dimentichiamo chi oggi è qui con il diritto di lottare e il dovere di trasformare questo paese in un luogo migliore“.