La canzone “Sabato” di Jovanotti è in rotazione radiofonica da molte settimane ormai, ma il suo video sta scatenando diverse polemiche. Nel video si vedono infatti scene notturne con giovani annoiati che consumano vita in modo passivo senza realmente reagire a ciò che li circonda.
Ciò che ha lasciato con l’amaro in bocca molti amanti di Lorenzo Cherubini sono queste immagini di sesso e richiami al satanismo (i numeri romani tatuati sulla mano di un giovane ad esempio) accostate ad un messagio fondamentalmente di denuncia sociale “È sempre sabato, anche di lunedì sera quando non si lavora” ossia il fatto che, giorno dopo giorno, senza un lavoro e uno scopo appunto sociale, si finisca per ammorbarsi in una routine spesso distruttiva.
I giovani protagonisti del video allora scappano e le scene successive, tra rabbia, bottiglie rotte, bambine che ballano come delle donne, si susseguono sotto gli occhi disinteressati di una donna che fa la calza e che non si accorge, o non vuole accorgersi, di nulla.
Alcuni spettatori del video hanno così iniziato a porsi delle domande sul come mai Lorenzo Cherubini, uomo amante della famiglia che ha sempre vissuto in onore dell’amore, come spesso canta nelle sue canzoni, abbia deciso di usare un video così violento e dal messaggio poco chiaro per la sua canzone.
L’immagine di lui che balla e canta in un mondo rappresentato pieno di difficoltà e sofferenza ha infatti destato non poco stupore. Ci si sarebbe aspettata forse una sua presa di posizione più nitida per far capire in modo maggiormente esplicito il senso di questa canzone perchè le cose apparentemente facili (come la droga e la violenza) non portano a una soluzione del problema e ingannano chi è invece più debole.
Forse però il suo obiettivo Jovanotti lo ha raggiunto. Raccontando una provincia meccanica a suo modo con un video così particolare ha fatto sì che molte persone non si fermassero solo al sound e che, per lo meno, iniziassero a porsi delle domande. E questo sarebbe già un ottimo passo per rendere ognuno di noi consapevole di ciò che è e del posto dove viviamo oggi per non ridurci a delle astronavi senza pilota.