«Questo ritorno in Italia è soprattutto per Paola. Voglio che vada all’asilo, che frequenti i bambini della sua età, che abbia una vita normale, per quanto possibile».
Così a Vanity Fair, che le dedica la copertina del numero in edicola da mercoledì 18 novembre, mentre il suo nuovo disco Simili è primo in classifica, Laura Pausini spiega l’ormai probabilissimo prossimo debutto alla televisione italiana con un programma musicale Rai tutto suo, dopo le esperienze come giudice nelle edizioni locali di The Voice – sei mesi in Messico, sei in Spagna – e quella in corso a Miami al fianco di Simon Cowell e Ricky Martin nel talent La Banda.
Esperienze di cui attribuisce il «merito» proprio a Paola, nata due anni e mezzo fa dall’unione con il chitarrista Paolo Carta: «Promuovere un disco o fare un tour significa cambiare Paese ogni due-tre giorni: per una bambina che deve abituarsi ogni volta a un nuovo orario, a un nuovo clima, a un nuovo hotel, a un nuovo letto, è davvero troppo. Per questo l’anno scorso ho accettato la prima proposta dal Messico: per stare un po’ di tempo ferma in un posto. Insomma, è grazie a Paola se ho scoperto la Tv».
Il motivo per cui non ha ancora fatto Tv in Italia è molto semplice. «I talent me li hanno offerti tutti: X Factor, Amici, The Voice. Ma sempre dopo che avevo già firmato all’estero». E di fronte alla domanda sul suo talent italiano preferito, ammette che «X Factor ha saputo sfornare artisti che oggi cantano di mestiere: Marco Mengoni, Noemi, Chiara Galiazzo. Non ho ancora avuto occasione di vederlo quest’anno, ma mi piace che in giuria ci sia Skin. Io stessa all’estero sono stata il giudice “esotico”, ed è una cosa che funziona».
«Grazie a Paola» è un concetto che si ripete spesso in questa intervista in cui Laura Pausini racconta a Vanity Fair «i due anni più belli della mia vita. Anche a livello professionale, perché lavorare sapendo che a casa c’è lei ad aspettarmi riempie tutto di significato diverso». Eppure, darle un fratellino o una sorellina «non è una cosa che mi sento di chiedere a Dio. So cosa vuol dire desiderare un figlio che non arriva, so che per una donna è una delle cose più frustranti e dolorose, così dolorosa da non poterla spiegare. E siccome ho tante amiche e conoscenti in questa situazione, a Dio dico: non te ne chiedo un altro, ma dallo per favore a quelle lì, che lo aspettano e non arriva».
La maternità, dice a Vanity Fair, e si commuove parlandone, le ha capovolto la vita. «Prima mi mancava tutto, non bastava la musica a completarmi. Forse non dovrei dirlo, ma io mi sento davvero realizzata solo da quando sono madre. (…) Mi sento più forte. Anche nel lavoro: da quando c’è Paola non ho paura a dire dei no, sono più capace di scegliere da sola. (…) Perché sono stata troppo male, prima. Perché l’unico mio vero sogno è lei».