Il Direttore artistico di Radio Deejay, Linus, è intervenuto ai microfoni di RTL 102.5 durante “Non Stop News” (è possibile vedere tutta la puntata QUI).
Come credi stia il sistema radio italiano?
Il comparto radiofonico italiano sta bene, gode di ottima salute, se ci guardiamo intorno altri media come la televisione, la stampa, lo stesso internet, non vanno altrettanto bene, almeno dal punto di vista dei risultati economici, quindi non ci lamentiamo. Da anni ho sempre detto che è un peccato che non si riesca a fare un po’più sistema, ma questo è il bello e il brutto delle radio italiane. è un po’ figlio di una sorta di peccato originale che risale a quando tutti quanti noi abbiamo cominciato a far la radio, quelli della mia generazione o quelli come Angelo Borra che purtroppo se ne è andato, abbiamo cominciato tutti quanti più o meno insieme, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Da allora è rimasta questa rivalità quasi personale che, da una parte è molto stimolante e porta le radio italiane ad avere un prodotto che è infinitamente più curato e ricco delle radio di tutto il resto del mondo, dall’altra parte si fa fatica a essere coesi quando su qualche battaglia magari si potrebbe combattere e ottenere dei risultati.
Ormai da un anno Mediaset è entrata massicciamente nel mondo delle radio, ma gli osservatori più attenti sostengono questa cosa ha viziato un po’ il mercato e si è creato un monopolio del mercato pubblicitario. E’ vero? Non è vero?
E’ assolutamente vero, nel senso che loro, chiaramente, hanno una forza e un volume di fuoco importante. Quando si va da un cliente pubblicitario e si offre un ventaglio di mezzi come quello che possono offrire loro è chiaro che per tutti gli altri diventa un po’complicato reggere l’impatto. Adesso io non voglio entrare nel dettaglio burocratico, se questa cosa è legale o meno, ci sono delle persone che si occupano di questo, ma è ovvio che è come se una gigantesca corazzata fosse arrivata in un porticciolo affollato da piccole barchette. Toccherà fare come sempre, i guerriglieri e cercare di combattere, magari tornare un po’ a fare le radio pirata come facevamo negli anni ’70.
Qualche anno fa se qualcuno di noi, RTL 102.5 Radio Deejay, chiamava personaggi, dal Presidente del Consiglio a scendere, dovevi stare qualche giorno a spiegare chi fossimo e assicurare che non eravamo dei pazzi. Adesso c’è la fila per parlare a RTL 102.5 e Radio Deejay, questo è acquisito, ma non ci può bastare.
Dobbiamo continuare su questa strada, credo,che è figlia della voglia di far meglio di quello che fanno gli altri e quindi si è volti a migliorare, la competizione è sempre positiva, soprattutto per il cliente. Si può fare sempre di meglio, certo, ma dal punto di vista del prodotto io credo che le radio italiane siano un esempio più unico che raro nel panorama italiano. Mi ricordo che quando da ragazzo andavo in vacanza negli Stati Uniti ascoltavo le radio di lì e le ascoltavo come se fossero un prodotto di extraterrestri, poi tornavo a casa e mi veniva il magone, adesso è il contrario. Se vado in vacanza in qualunque altro Paese le radio sono deprimenti, perché il prodotto è sempre molto, molto banale, il prodotto all’estero è cambiato in peggio, è come se avessero tirato i remi in barca,si impegnano tanto nelle prime ore della giornata e poi è soltanto non stop music o poco più.
Forse mancano le nuove generazioni, che è successo? O siamo noi che non li facciamo entrare?
Io li farei entrare con molto piacere. Il problema, da una parte, potrei rispondere con una battuta, dicendo che l’esempio che hanno davanti, il nostro, è talmente irraggiungibile perché siamo così bravi che nessuno prova a fare il nostro mestiere. Più banalmente credo che quello che una volta era la radio adesso è diventato internet, quindi un ragazzo con un po’ di creatività e con un po’ di voglia di esprimersi è più facile che usi un canale Youtube o qualcosa di questo genere. E’ abbastanza normale, ma spero sempre che crescendo qualcuno di questi diventi anche uno dei nostri. Una volta c’era la radio e poi si passava alla televisione, adesso c’è un primo scalino che potrebbe essere il web, poi resterebbe la radio e dopo la televisione.
In Norvegia in questi giorni è iniziato lo spegnimento del segnale analogico radiofonico, in questi giorni, a favore del digitale. L’Italia stenta ad investire in questa nuova frontiera, cosa ne pensi?
Penso che il DAB sia una realtà semplice, pratica, che è lì, è molto semplice anche da usare. C’è un po’ di pigrizia sia da parte degli utenti che forse non sono neanche tanto informati della sua esistenza e della sua praticità, che da parte di noi stessi editori, perché alla fine molti editori hanno speso talmente tanti soldi negli anni passati per costruirsi una rete di antenne che forse cedere quella o farla passare in secondo piano per un altro canale costa un po’di fatica, questo sposta un po’ in là il traguardo. La Norvegia è un Paese molto piccolo, quindi possono fare questo passaggio in maniera molto semplice, poi a farlo in questo momento è la sola radio di Stato, non le private. Arriverà anche da noi. Io ero convinto fosse arrivato già da qualche anno, spero di avere il tempo di provarlo sulla mia pelle e le mie orecchie.
Per Linus che parla ai microfoni di RTL 102.5 quale può essere l’auspicio per fare sistema? Un tavolo unico? Un coordinamento?
Secondo me l’intenzione c’è già, la disponibilità c’è già, credo che siamo già pronti per affrontare questi argomenti in maniera un po’ più collegiale. Se serve fare il primo passo lo faccio io che ho i capelli bianchi. Mi offro di fare da fratello maggiore, anche perché temo di esserlo ormai da un punto di vista anagrafico o quasi. I rapporti, in verità, personalmente sono buoni un po’ con tutti, poi che ci sia qualcuno più litigioso, oh, c’è anche nel mondo del calcio.