Talento musicale sin da bambino, Paolo Simoni ha esordito sui più grandi palchi live aprendo i concerti del tour 2010 di Ligabue (San Siro, Stadio Olimpico).
Compositore, arrangiatore e polistrumentista, nonostante la giovane età, Paolo ha già conseguito alcuni dei più alti riconoscimenti della critica musicale italiana: nel 2007 il Club Tenco come “nuova proposta emergente dell’anno”, nel 2008 arriva tra i finalisti del Club Tenco per “miglior opera prima”, nel 2009 al Festival degli Autori di Sanremo è vincitore del premio per il “miglior arrangiamento musicale” nella sezione “BIG” e nello stesso anno è tra gli otto vincitori di Musicultura.
Dall’incontro con Claudio Maioli, manager di Ligabue, nasce, il secondo album di Paolo Simoni, contenente 10 brani interamente scritti e interpretati dal giovane cantautore emiliano tra cui il duetto “Io sono io e tu sei tu” con Lucio Dalla.
“NOI SIAMO LA SCELTA” è un concept album che ruota attorno a un tema centrale, quello dei trentenni di oggi che vivono in Italia, o che sono emigrati all’estero, in cerca di qualcosa che questo paese non è capace di offrirgli. Noi di CheMusica.it lo abbiamo intervistato.
Noi siamo la scelta è un album molto bello per me: è un concept album, ha un denominatore comune che sono i 30enni di oggi, che hanno vissuto la post-digitalizzazione e sono la generazione colpita più di tutte a livello sociale. Non ne sono immuni quelli più piccoli, ma loro sono già nati nell’era digitale. Nel disco cerco di raccontare la vita dei giovani, ma cerco di dare un punto di luce per uscire da questa situazione. Credo che la mia generazione debba riprendere in mano la situazione è un invito a farlo.
L’arte in generale deve far evolvere le persone tramite l’accessibilità. Il livello secondo me è basso, bisogna ripartire un po’ da sotto. Quando si sviano certi argomenti l’arte deve giungere come risveglio. Tutto, tra arte, poesia, musica deve prendere in mano questa grande responsabilità di parlare e raccontare le cose che ci riguardano. La gente non è stupida quindi la musica può fare qualcosa e io ho fatto il disco per questo.
I ragazzi giovani sono più spigliati di noi trentenni. In qualche modo noi ci siamo demeoralizzati, abbiamo un po’ di paura.
Il talent può essere un punto di forza e una vetrina per tanti per me non lo è. Li trovo noiosi, ma soprattutto deleteri perchè l’idea è andar lì per diventar famosi non per far musica. Porta a bruciare le tappe e a un impoverimento della musica in generale, anche artisti come Mengoni e Noemi sarebbero usciti con o senza format televisivi; il talento paga. La musica è fare concerti, aspettare che qualcuno parli di te, anche male. Aiuta anche il giornalista che parla male di te perchè puoi imparare.
Ci sono delle canzoni più emotive ed emozionali. Due brani Giulio e Ho conosciuto l’amore sono due pezzi che per empatia sono quelli che mi sento più addosso, perchè sono un emotivo. Noi siamo la scelta è comunque un brano per me importante per veder ecome decidere le cose e poterle cambiare se si vuole.
Il sogno nel cassetto? Far sempre musica ! Qualche giorno fa ero a cena con Bobby Solo che ha 71 anni e mi ha dato una lezione incredibile. Lui va in giro con la chitarra, non è più quel grande big degli anni ’60 ma continua fare ciò che ama. Se dovessi scegliere un palco mi piacerebbe fare un tour nei teatri bellissimi che abbiamo in Italia. Questo è l’augurio che faccio a me stesso.