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Interviste

Quattro chiacchiere con Francesco Motta: “Ho avuto l’esigenza di raccontare certe cose con la mia faccia”

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Selena Marvaldi

di Luigi Ciamburro

Francesco Motta nasce artisticamente nel 2006 con i Criminal Jokers, band pisana con cui incide due dischi. Collabora con alcuni artisti ben affermati come Nada, Zen Circus, Giovanni Truppi, studia Composizione per film presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma sotto la direzione artistica di Ludovic Bource (premio Oscar nel 2012 per la colonna sonora di The Artist), compone colonne sonore per film e documentari, fino a sentire l’esigenza di comporre il suo primo album da solista, “La fine dei vent’anni”, di cui compone testi, musiche ed arrangiamenti. Alcuni dei brani sono scritti a quattro mani con Riccardo Sinigallia, produttore dell’album, e a pochi mesi dall’uscita è già stato soprannominato “disco dell’anno”.

Su “La fine dei vent’anni” decide finalmente di metterci la faccia e il cuore di un artista capace di oscillare magicamente tra rock e pop, per raccontare la propria crescita umana e musicale, la sua vita, quella della sua famiglia, attraverso un mix di suoni e colori che sta riscuotendo un enorme successo. Ma Francesco Motta sa anche essere un sensibile poeta del suo tempo, capace di dare vita alle emozioni più recondite e istintive, farle esplodere come fuochi d’artificio nei cieli stellati di felicità, riflessione, amore, politica, noia e magia. L’essenza della poesia che si imbeve di vita e arte contemporanea e si trasforma in musica, per cogliere quelle schegge di esperienze irripetibili… perché “sarebbe bello finire così/ lasciare tutto e godersi l’incanto/ ogni volta/ la magia della noia/ del tempo che passa la felicità”.

Due album con i Criminal Jokers, importanti collaborazioni artistiche con Nada, Zen Circus… poi il progetto di un album da solista. Come nasce l’idea di comporre “La fine dei vent’anni”?

Ho sentito l’esigenza di raccontare quelle cose lì e raccontarle con la mia faccia, come si vede sulla copertina. Avevo bisogno di fare questo lavoro da solo anche se solo non sono stato, perché è stato presente Riccardo Senigallia e altri amici che hanno suonato nel disco.

Oltre che cantautore e polistrumentista basta leggere i tuoi brani per scoprire un’anima di poeta autentico. Come nascono i testi delle tue canzoni?

Nascono lavorando tanto sulle parole, dando tanta importanza al lavoro che c’è nelle parole. Sono una persona socialmente malata di uscire e parlare con le persone, esco tantissimo, vivo a Roma e qui ti viene voglia di uscire perché ci sono un sacco di cose e persone meravigliose. E’ quello lo stimolo più grande per mettersi a scrivere canzoni.

Quanto è stato importante lo zampino di Riccardo Sinigallia?

E’ stato fondamentale, è stata la persona più importante che abbia mai conosciuto, mi ha fatto capire tante cose, non le posso dire perché sono dei segreti, mi ha insegnato molti segreti.

Tra genere pop e rock… dove oscilla il tuo cuore e dove la tua mente?

E’ una bella domanda… La cosa più giusta che possa succedere è che mente e cuore vadano nella stessa direzione, quindi a volte il cuore è pop la mente anche… Difficile rispondere, nel mio modo di concepire il pop è più difficile perché è più vero, quindi è quello che mi affascina di più ed è quello che conosco meno.

Su quali gruppi musicali ti sei formato?

Quando ero più giovane ascoltavo tanta musica americana, ultimamente faccio fatica ad ascoltare brani non in italiano. Abbiamo avuto la fortuna di avere cantautori come Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Claudio Lolli, Paolo Conte. Più che mie influenze sono il motivo per cui mi sono appassionato a scrivere in italiano. Abbiamo una cultura di persone che secondo me valgono più dei Beatles e di qualsiasi altra cosa.

Alla fine dei vent’anni cosa ti aspetti dalla vita e dalla tua carriera, come immagini il passaggio nel terzo decennio?

A ottobre ci sono quasi (compie 30 anni, ndr), spero di continuare ad essere contento di fare quello che faccio. Non voglio fare il musicista, faccio il musicista da quando avevo 18 anni a prescindere da quanto mi pagano.

Selena Marvaldi

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Selena Marvaldi

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