IRAMA, all’anagrafe Filippo Maria Fanti, è un giovane artista monzese di grande talento che ha scoperto la passione per la musica da piccolissimo. Il suo nome d’arte, Irama, deriva da una parola malese che significa ritmo, un elemento che gli appartiene e lo accompagna fin dalla nascita. Inizia qualche anno fa ad esibirsi con gli amici in competizioni di free style dietro il cinema Capitol di Monza. La passione per i cantautori italiani, come Guccini e De Andrè, gli è stata trasmessa fin dai suoi primi anni di vita, infatti il primo brano l’ha scritto a sette anni e poi non ha più smesso iniziando con il rap e l’hip hop, anche se la vera svolta è arrivata quando ha incontrato Giulio Nenna, direttore artistico e autore delle musiche dei suoi brani.
Venerdì 12 febbraio esce “IRAMA” (etichetta DA 10 PRODUCTION/distribuzione Warner Music Italy), il disco d’esordio di IRAMA, in gara alla 66^ edizione del Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte con il brano “Cosa resterà”. Noi lo abbiamo intervistato!
D: Il Festival è ormai alle porte, come ti senti?
Quando sono salito sul palco dell’Ariston per fare le prove devo dire che è stato un onore suonare con musicisti di quel calibro, mi sono divertito tanto e l’esperienza di per sé è stata bellissima. Ora dal live nelle serate ver e proprie della kermesse mi aspetto qualcosa di eccitante e al tempo stesso spaventoso!
D: Cosa speri che succederà alla tua carriera dopo l’esperienza sanremese?
Spero ovviamente sia l’inizio e il proseguo della mia carriera artistica, è un percorso. Non ho mai provato altro tranne Sanremo, non sono nè negativo nè positivo. A dire la verità io non penso niente, penso a fare bene le mie cose devo essere sincero. Io sono rimasto sempre vero, nessuno mi ha mai detto cosa scrivere. Ho iniziato facendo freestyle nei parchetti e facendo solo questo dal mattino alla sera, con impegno e dedizione.
D: Quale degli altri giovani temi maggiormente e perchè?
Li rispetto tutti, sarà il pubblico a decidere io darò il massimo chiunque mi trovi davanti.
D: Parliamo del tuo brano, ce lo racconti?
L’ho scritto in un momento difficile di emozioni e sentimenti costratanti. “Cosa resterà” è un brano che si sbilancia su tre mondi, con ritornelli pop, metriche serrate e chiuse del rap. Mi piace pensare che è un po’ un pugno nello stomaco. Per quanto riguarda quello che potrà arrivare alla gente sono dell’idea che indirizzare una canzone non sia giusto. Le canzoni devono essere interpretate, io amo ascoltare una canzone e farla mia, come le poesie, la magia è quella.
D: Hai detto che non sei una rapper, allora come ti definisci?
Non lo so come mi definisco, sono Irama. Cerco di portare qualcosa di mio e una mia identità.