Ermal Meta l’anno scorso ha partecipato al Festival di Sanremo tra le nuove proposte con “Odio Le Favole”, ma era già salito sul palco dell’Ariston con “La Fame di Camilla”. Ora è tornato, e la sua grande cultura, intensità ed intelligenza si vede e si sente ancora più di prima.
“Imparare a disubbidire è importante, lo fanno coloro che sanno usare la loro testa e hanno la cultura. Bisogna imparare a dire di no. Ci sono molte forme per essere annientati e bisogna quindi riconoscere il momento giusto per dire no, che non è poi. E’ ora, perchè è urgente e immediato”.
“Io non ho metodo, sono un disobbediente da tempo. Scrivo quando sono ispirato e ho qualcosa da dire, altrimenti sto zitto. Il mondo è pieno di parole inutili non vedo perchè aggiungerne altre. Sono le parole che danno forma al mondo e questo è importante soprattutto nell’educazione dei piccoli perchè sono loro che daranno forma al nostro incerottato mondo”.
“Tutti noi almeno una volta abbiamo guardato le stelle e abbiamo provato a scriverci il nostro destino. Le stelle sono importanti anche per i marinai e in qualche modo rappresentano il nostro destino. No, è una stronzata: il destino è nelle nostre mani. C’è una casualità, ma soprattutto un causalità perchè raccoglio ciò che semini. Le stelle sono una metafora: ciò che sembra scritto non è scritto. Ripeto è una metafora al contrario: fai qualcosa che sembra impossibile perchè ciò che deve succedere d’ora in poi lo decidi tu”.
“Scrivere musica è molto bello, bisogna annullare il principio di egoismo: quando scrivo una canzone penso a quale voce migliore potrebbe essere adatta a questa canzone. Se scrivo una canzone e la canto, ma poi viene male che senso ha? La musica deve incontrare un gusto estetico. Io applico l’innamoramento nei confronti della musica con rigore scientifico“.