L’intervista con Gian Maria Accusani dei Sick Tamburo
“Un giorno nuovo” è il quarto disco dei Sick Tamburo. Uscito il 13 aprile per La Tempesta Dischi contiente nove tracce originali con sonorità interessanti nate da un particolare intreccio di chitarre elettriche e sintetizzatori, ritmi incalzanti e melodie wave. Il disco è molto interessante e lo si capisce già dalla copertina in cui Mr Man e Miss Understanding si scambiano una rosa davanti ad un’esplosione atomica ed è la prosecuzione dei dischi-gioco realizzati fino ad oggi dalla band.
Il primo singolo che abbiamo sentito è stato: “Un giorno nuovo”, bellissima canzone piena di speranza per questo nuovo giorno che sta arrivando. Nel brano “Meno male che ci sei tu” invece c’è la partecipazione speciale di Motta alla voce e alla darabouka. Abbiamo così deciso di fare quattro chiacchiere con Gian Maria Accusani, creatore dei Sick Tamburo insieme a Elisabetta Imelio, uniti in passato nell’avventura Prozac+ (ricordate “Acido, acida”?). Ecco cosa ci ha raccontato.
Sick Tamburo: l’intervista con Gian Maria Accusani
- Iniziamo col parlare del disco, il fil rouge, a mio parere è la voglia di cambiare e di dare importanza alle cose vere della vita. Cosa ti ha spinto a fare questo ragionamento e ha scrivere così il disco? Come è nato insomma “Un Giorno nuovo?”
Il disco, come la maggior parte delle canzoni, nasce con la voglia di dare un giusto peso ai pensieri che si hanno quando ti succedono delle cose importanti. Uno di noi è stato molto male, te lo dico perchè ci sono delle canzoni come “La fine della chemio” che sono molto esplicite, e questo ci ha fatto aprire gli occhi, anzi, almeno un occhio. Ci ha fatto capire quanto tute le cose che reputiamo importanti in realtà siano delle cose futili e che non ti cambiano veramente la vita. Abbiamo capito l’importanza di aprire la porta, vedere il sole e sentire che ti scalda le ossa. Tutto il resto vale poco: è vero, ci è successa una cosa brutta, ma è stato un insegnamento molto duro e abbiamo cercato il positivo anche dove sembrava non ci fosse. “Un Giorno nuovo” è il giorno della consapevolezza, il giorno in cui ti rendi conto che anche le cose brutte, se le incanali nel verso giusto, hanno qualcosa di positivo.
- C’è una delle canzoni del disco nuovo cui sei più legato o che magari ha un significato particolare per te?
Sicuramente “Un giorno nuovo” e “La fine della chemio”, che sono la prima e l’ultima traccia del disco sono nate in modo esplicito per superare un dolore, è stato il mio modo per venire fuori da questa situazione. Non toccava me direttamente, ma è successo a una parte di me, a una delle persone più care che ho. Quindi ho scritto queste canzoni non per metterle nel disco all’inizio, erano il mio modo per venire fuori da questa situazione. Poi le ho fatte sentire Elisabetta e abbiamo deciso di inserirle nel disco
- L’incontro e la collaborazione con Motta come è nato?
Avevamo suonato con Francesco un po’ di anni fa, aveva aperto il nostro concerto con il suo gruppo precedente e ci siamo piaciuti. Ci siamo trovati bene e abbiamo deciso di fare qualcosa insieme. Poi la vita prosegue, ci siamo sempre sentiti, fino a quando un giorno mi ha scritto mentre stavo lavorando al disco dicendo che andava a suonare e stava sentendo i Sick Tamburo. Ha ribadito la sua voglia di lavorare con noi e io gli ho detto che era il benvenuto. Così gli ho mandato dei pezzi e ha scelto “Meno Male Che Sei Tu”.
- Avete già iniziato i live, come stanno andando e come risponde il pubblico?
Abbiamo fatto pochi concerti per ora, ma il pubblico ha risposto bene a questo disco. Siamo un gruppo che rientra nel mondo alternativo della musica e per noi questa partenza è stata superiore al solito. A Genova non avevo manco voce e la gente cantava al posto mio, prima succedeva, ma mai così tanto.
- Anche questa copertina riprende un po’ il gioco visivo delle copertine passate. Mi racconti come è nata questa idea?
La prima copertina l’ha fatta Baronciani, fumettista, bravissimo. Mi ha fatto delle proposte e chiaramente il giochino del passamontagna che si sfilava ha dato il via a questo meccanismo. Studiare a tavolino un’idea così sarebbe stato impossibile, è nata casualmente grazie all’idea di questo amico e artista che ci ha spinto in questa direzione.
- Il panorama musicale radiofonico, almeno in alcuni casi, sta un po’ cambiando e lascia spazio a queste nuove band definite “indie”. Cosa ne pensi? Sta cambiando il nostro modo di approcciarci alla musica e quello che prima era di nicchia diventa mainstream?
Innanzitutto faccio musica da tanto tempo e ho visto cambiare tanti cose. Ci sono stati tanti cicli, compresi momenti in cui la musica di nicchia è arrivata in radio e poi è scomparsa. Ora vedo che si stanno andando in programmazione queste band indie, se proprio vogliamo dare un’etichetta, e credo che il motivo sia perchè c’è stato un ritorno a quelle che sono le radici della musica italiana. C’è il ritorno al cantautorato che rispecchia più la tradizione italiana. C’è tanto pop dentro a questi pezzi e la disponibilià dalle radio è legata a questo perchè i suoni sono più abbordabili. Lo dico in modo analitico ed è un vantaggio per questo cambiamento. Ci sono stati anche anni in cui andavano in radio cose difficili. Ora succede questo anche perchè il pubblico è disposto a sentire queste cose. È nell’aria questo cambiamento e non è forse il musicista che vuole tornare alle origini. Forse lo vuole la gente, siamo nati tutti ascoltando il cantautorato italiano quindi è cultura nostrana, nè peggio nè meglio di altre. È diversa da altre. La gente ha bisogno di cambiare le cose ogni tanto, ma ha anche voglia di sentire cose più rassicuranti.