Il celebre cantante Stevie Wonder non sarebbe mai stato cieco, e ci sono pure alcune prove che lo confermano. Ecco la verità.
Il grandissimo Stevie Wonder non è mai stato cieco, e ci sono anche alcuni testimoni pronti a giurarlo. Non è la prima volta che viene sollevata una simile teoria, adesso però ci sarebbero le prove. Dunque il genio della musica black ci avrebbe mentito in tutti in questi anni? E se sì, a che scopo? Numerosi sono gli interrogativi che si stanno sollevando in merito, dopo che alcune rivelazioni scottanti confermerebbero che il cantante ci vedrebbe benissimo.
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Cantautore, polistrumentista, compositore e produttore discografico, stiamo parlando di una delle figure di maggior rilievo dell’intera storia della musica, capace di vendere in carriera oltre cento milioni dei sui dischi. È considerato uno dei più virtuosi ed influenti del XX secolo, ed ha acquisito un’ enorme popolarità, oltre che grazie al suo talento smisurato, proprio in virtù di quel caratteristico difetto. Lungi però dal costituire un handicap, nel corso degli anni la cecità si è rivelato paradossalmente uno dei suoi punti di forza, dato che ha contribuito ad accrescere la funzionalità degli altri sensi. Qualcuno però insinua che ci ha giocato anche un po’ sopra, e che in realtà ci vede benissimo. Ma allora qual’ è la verità?
Stevie Wonder non è mai stato cieco: ecco la “prova”
Stevie Wonder ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo del soul e del R&B, grazie ad una ventina di album in studio di cui l’ultimo però, dal titolo “A Time To Love”, risale però ormai al 2005. Il cantante sarebbe cieco sin dalla nascita, a causa di una malformazione alla retina sviluppata durante il parto prematuro.
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Tempo fa però la stella del basket NBA Shaquille O’Neall lo avrebbe incontrato in Inghilterra, nell’atrio di un palazzo, e con totale disinvoltura il cantante, privo di ogni indizio su chi avesse davanti, lo ha salutato chiamandolo per nome. “Come va Shaq, tutto bene?“. Il cestista ha raccontato l’episodio in TV durante una puntata del programma “Inside The NBA”. Sesto senso o casualità? E voi a chi credete?